Se mi togliete dal mare vi pare una bella cosa?

Antonino rappresenta l'inizio, quello profondo, di un viaggio nuovo che mi regala ogni volta bellissime emozioni.




Tratto da Ondeia

"Incontro Antonino detto U Zunno in una piovigginosa giornata di luglio. A sprazzi il sole si affaccia timido. Una passeggiata segnata dalla lunga fila di orme sulla sabbia bagnata, mi porta da Contrada Pietrenere alla Tonnara di Palmi. Mi muovo verso le capanne, l’incertezza muove i miei passi, qualcuno dice siano poco avvezzi alla chiacchiera. E se mi mandano via? mi chiedo ormai a poca distanza. A interrompere quel pensiero, la voce ostinata di un piccolo batuffolo di pelo bianco che venendomi incontro mi mostra la strada. Mi guida alla sua capanna che è anche quella dello Zunno, pescatore da quando aveva 6 anni e mezzo, che mi ha offerto una sedia e aperto il suo mondo. Una breve intervista scandita da pause quasi ipnotiche sulle sue mani che rapide si muovono nella preparazione della rete per l’uscita in mare di qualcuno, un nipote forse. Antonino non va più in barca ma lui si sente ancora profondamente pescatore. È lì seduto da almeno 3 ore, dice, la pioggia gli ha impedito di mettersi all’opera ancora prima. Prepara la rete con fare preciso, come di chi lo potrebbe fare ad occhi chiusi senza perdere una maglia. Il soprannome, tutti i pescatori o quasi ne hanno uno, nasce per via del peso, ero un po’ cicciotto all’età di 4-5 anni dice, e oggi lo chiamano ancora così nonostante i chili di troppo siano spariti. 

"La mia vita è dimagrita a furia di lavoro" 

continua, lavoro non sempre svolto su una barca e mentre lo dice il suo sguardo punta verso l’amico di sempre, il suo mare della Tonnara. È uno che ha anche girato, Antonino, prima di stabilirsi alla Tonnara, uno che ha pagato i contributi. Con un tono di amarezza nella voce mi dice di avere pagato per 27 anni le marche lavorative che gli hanno appena permesso una pensione di 500 euro. 

"Se non lavoriamo non mangiamo" 

aggiunge ma il tono è cambiato, lo sguardo pure, come se l’orgoglio per quel mestiere facesse la differenza.
Alla domanda se sceglierebbe di nuovo quel mestiere, senza dubbio alcuno e con un sorriso caldo risponde: 

"guarda, non lo lascerei mai perché la mia professione è il pescatore. L’ho lasciato per un periodo perché i miei figli mi hanno detto: papà ormai hai un’età, basta! non lavorare più"

e aggiunge, lasciandomi immaginare un tentativo di resistenza, 

"sì e se voi mi togliete dal mare vi pare una bella cosa? A me mi uccidete in questo modo." 

Ha deciso quindi di dedicarsi alla campagna per un po’, per non fare preoccupare nessuno. Gli faccio notare che adesso lui sta facendo il suo mestiere; sorride e il suo pensiero incalza, rafforzato forse dal ritmo di quel fare che sembra essergli appartenuto da sempre, e dice: perché, guardi se lei ha una professione e cercano di togliertela dalle mani, uno si sente male, per un po’ di tempo si sente male. Non posso che essere d’accordo con lui. Soprattutto se fai un lavoro che ti piace e ti fa sentire orgoglioso. Lo guardo in silenzio continuare a fare il suo lavoro e da lì a poco mi congedo. Mi riservo di tornare a trovarlo al tramonto di un altro giorno. 

"Lei è la benvenuta, torni quando vuole" 

mi risponde. Antonino in quei dieci minuti di incontro ha spento tutte le voci che mi avevano resa incerta. 
A distanza di due anni sono ritornata da Antonino, quando ormai, certa, volevo raccontare dei miei incontri, e con lui era accaduto qualcosa di magico. Senza saperlo mi aveva dato coraggio e non so spiegare bene di cosa si tratta, so solo di uno sguardo e di una voce di una grandissima umanità che avevano dissolto i miei timori. Lo cerco e gli chiedo se si ricorda di me, penso di sì dice candidamente e con quel sorriso che riconosco. Recuperiamo il filo e gli chiedo di firmarmi la liberatoria, proponendogli magari di mostrarla ai suoi figli, se lo ritiene opportuno. E lui:

 e che bisogno c’è? Io firmo e sai perché firmo? Vedi, nella vita si fanno incontri belli e tu sei una gran brava signora. 

Mi ha regalato poi le sarde fresche dicendomi: parlano da sole, vedi? Un’ondata di calore mi ha invaso e felice me ne sono andata ancora più certa dell’esistenza dell’umana bellezza."  

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